Torta (dolce!) alle verdure
Quando ero bambina la tradizione voleva che il venerdì successivo alla Pasqua si preparassero le torte per festeggiare una ricorrenza che esisteva solo nel nostro paese, anzi, diciamo pure nel nostro gruppo di case: i miei nonni, che mai durante l’anno avrebbero nemmeno pensato di preparare un dolce, sfornavano in un giorno solo cinque o sei torte da consumare con i vicini e i parenti la domenica successiva. Io rimanevo a casa da scuola e passavo la mattina a guardarli impastare, stendere la pasta, preparare le farciture, assaggiavo qualsiasi cosa e rimanevo incantata dagli odori, dai pentoloni di crema al cioccolato sul fuoco, dalle mani grandi di mio nonno che incredibilmente, solo una volta all’anno, impastavano frolla.
Generalmente venivano preparate torte al cioccolato, al riso e alle verdure: sì, una torta dolce farcita con bietola, formaggio grattugiato e spezie – che a dispetto di quello che si potrebbe pensare è stata la mia preferita da sempre, anche quando ero una bambina!
Negli anni la tradizione è andata scomparendo, così come la ricetta di quelle torte: sparita, non si trovava più. Né nella memoria ormai stanca dei nonni, né su un qualsiasi foglio di carta rimasto in fondo a un cassetto. Solo un paio di anni fa, sgomberando la vecchia soffitta, è saltato fuori il foglietto che vedete poco più sotto: una pagina di agenda strappata scritta a mano da mio nonno… le dosi erano approssimative, i tempi di cottura non indicati, ma era comunque una traccia da seguire per provare a replicare quella torta così particolare, per me davvero unica.Quattro Pastiere
Mai fatta la pastiera prima di quest’anno, ma quando mi viene in mente di perfezionare la realizzazione di un dolce sono piuttosto ostinata. Infatti ad oggi sono (quasi) a quota quattro.
La prima che ho preparato (un paio di settimane fa) ha fatto storcere il naso a più di un commensale perché aveva un odore strano, poi rivelatosi quello dell’ammoniaca, che credo non userò più per dolci ‘umidi’ ma solo per preparare biscotti croccanti, in cui non lascia cattivi odori, riuscendo a evaporare bene in cottura. In più avevo usato lo strutto al posto del burro, ma a dire il vero il gusto non mi aveva fatto impazzire, oltre al fatto che la frolla era risultata delicatissima da lavorare e al momento di fare le strisce ho dovuto penare un bel po’.
Il secondo step quindi è stato mettere a punto una ricetta che non prevedesse né strutto né ammoniaca, che abbinasse le giuste dosi di grano, ricotta e uova a una frolla della giusta elasticità e consistenza.
Avevo due ‘ruoti’ da riempire, uno di 24 e uno di 28 (parlo della parte alta del bordo).
Quindi, calcolatrice alla mano, sono partita da questa ricetta per quanto riguarda il ripieno, e per la frolla mi sono basata invece sulla classica frolla Milano: farina 1, zucchero 1/2, burro 1/2, uova 1/10 della somma del peso di burro, zucchero e farina, lievito 1/10 della farina (sembra complicato ma non lo è, fidatevi).
Ingredienti:*
* come già detto, queste dosi mi sono bastate per uno stampo da 24 + uno da 28. Considerando che mi è avanzata un po’ di frolla e che il ripieno era parecchio abbondante, potete tranquillamente dimezzarle per ottenere la dose giusta per il solo stampo grande.Per la frolla:
700 gr farina
350 gr zucchero
350 gr burro
1 pizzico di sale
scorza di limone
7 gr lievito per dolci
140 gr uova
(a me ne sono bastati 120, ovvero 2 uova intere)Per il ripieno:
625 gr grano cotto
310 gr di latte
60 gr burro
625 gr ricotta
625 gr zucchero
ancora scorza di limone
5 uova
5 tuorli
100 gr scorzette di arancia candite
2 cucchiai di aroma di fiori d’arancioPrimo round:
Dispongo le polveri per la frolla a fontana, aggiungo il burro freddo a dadini, lavoro con la punta delle dita fino a ridurre il tutto ad una consistenza sabbiosa, aggiungo scorza di limone grattugiata e uova, impasto, avvolgo in pellicola e metto in frigo.
Metto sul fuoco un pentolino con il latte, il grano cotto, due bei pezzi di scorza di limone e i 60 gr di burro, faccio sobbollire mescolando di tanto in tanto, finché non ottengo una crema (circa un quarto d’ora/venti minuti). A questo punto tolgo la scorza di limone, unisco le scorzette di arancia candite e frullo un po’ con il mixer a immersione – confesso, l’ho fatto per occultare i canditi che non tutti apprezzano, anche se poi si tratta solo un pregiudizio, perchè il sapore è piaciuto a tutti, ma si sa, occhio non vede… cuore non duole;)
Lascio da parte la crema ottenuta, così che possa raffreddarsi.
In frigo, metto la ricotta in un colino perché perda l’acqua in eccesso.Secondo round:
Dopo qualche ora (ma anche il giorno dopo va bene) stendo la frolla non troppo sottile e la dispongo nella teglia imburrata coprendo bene anche i bordi, poi bucherello con la forchetta.
Lavoro la ricotta con lo zucchero, aggiungo i rossi d’uovo, lavoro ancora, unisco la crema di grano cotto, l’aroma di fiori d’arancio, gli albumi montati a neve.
Metto il ripieno sulla base di frolla e decoro con le tipiche strisce lasciate un po’ massicce perché reggano la lunga cottura senza sbruciacchiarsi.Terzo round:
Il più difficile: la cottura.
Per la grande ho infornato sul piano basso del forno a 175° con la sola resistenza di sotto accesa. Dopo mezz’ora ho spostato la torta sul piano intermedio, ho acceso anche la resistenza di sopra e ho proseguito per 30′ a 175° + altri 30′ a 160°. Fin qui tutto bene.
La piccola mi ha fregata invece: le ho dato dieci minuti di cottura in meno e al momento di toglierla dallo stampo non essendo perfettamente cotta e ancora umidiccia è rimasta in parte attaccata. Quindi i tempi sopra indicati sono validi comunque, anche per lo stampo di 24. Ho imparato che la pastiera deve proprio asciugarsi lentamente. Si gonfia un sacco quando inizia ad arrivarle il calore anche da sopra e poi piano piano, una volta sfornata, si siede. Ecco perché le strisce devono essere lunghe fino al bordo e anche piuttosto spesse, per resistere all’espandersi dell’impasto in cottura.Con una pastiera di prova fatta un paio di settimane fa, una portata fuori, una buona ma non molto presentabile, ho giusto la scusa buona per impastarne una quarta tra stasera e domattina. Penso che ridurrò un pochino la dose di zucchero dato che risulta davvero molto dolce – così tanto zucchero serviva come conservante in quanto si era soliti preparare le pastiere con largo anticipo e lasciarle riposare, ovviamente fuori frigo; ma a questo punto non credo di rischiare molto visto che Pasqua è tra due giorni! Ora che la conosco un po’ meglio- ormai siamo diventate amiche – spero proprio che quella di domani sarà la pastiera perfetta per il pranzo pasquale… quindi torno ad impastare e faccio tanti, tanti auguri a tutti! 😉
Strudel sfogliato alle mele
Ho sempre avuto un debole per i dolci alle mele ma in realtà finisco sempre per preparare lo stesso tipo di torta: quella soffice, da colazione per intendersi: o arricchita con la ricotta, o burrosa e soffice (di rado eh!) o molto umida e principalmente a base di frutta, con poca pasta a legare il tutto.
Però devo ammettere di non essere affatto un’esperta né di strudel né di apple pie. 
Perciò ho deciso di fare un passo alla volta e di iniziare dallo strudel. All’inizio mi sono affidata al Cucchiaio d’Argento, tentando di replicare quello ‘originale’ fatto con una pasta composta semplicemente da farina, uova e poco altro. Una ricetta tecnicamente impeccabile: la pasta teneva benissimo il ripieno e restava della giusta consistenza anche un paio di giorni dopo. Però ecco, a me sarebbe piaciuto rendere il tutto un po’ più goloso: volevo provare una versione sfogliata. E siccome non mi andava affatto di comprare la sfoglia pronta ho deciso di rispolverare una ricetta che più che una ricetta è un colpo di genio: la finta sfoglia!Io l’ho copiata dal blog di Emanuela, Pane, burro e alici – trovate qui il post in cui l’ho scoperta. Me ne sono innamorata subito perché è velocissima da preparare (davvero un minimo sforzo in confronto alla sfoglia classica) e molto più leggera (leggi: 50% di burro in meno)… insomma, un miraggio per me… finalmente avrei potuto preparare in casa la sfoglia senza dover prendere un giorno di ferie!
Fino ad oggi l’avevo utilizzata solo per preparare cornetti sia dolci (cioccolato&nocciole) che salati (ricotta&salmone). Quando ho addentato il primo cornetto e ho visto che sfogliava sul serio… bé, ho ringraziato Emanuela con tutto il cuore!
Anche nello strudel la finta sfoglia non ha deluso le aspettative: ha tenuto benissimo la farcia ed è rimasta croccante al punto giusto.Il Posto delle Fragole
Una cheese cake estratta dalla tortiera troppo presto, che si sfalda miseramente una volta sformata: è da qui che nasce questo dolce.
Una cheese cake (questa, esattamente) che avrei voluto decorare con panna e fragole per portarla ad una cena.
Buttare via tutto e preparare un’altra ricetta? Sarebbe stato un peccato. Perché alla fine ho deciso di coppare la torta rovinata e creare con questa base un dessert monoporzione che ha avuto davvero un gran successo: ha un sapore deciso, freschissimo e niente affatto stucchevole, particolarmente adatto per chi ama i dolci originali, un po’ sopra le righe.
La ricetta sembra complicata perché richiede tre preparazioni (se volete leggerle spiegate in dettaglio, le trovate qui, qui, e qui), ma in realtà tutte e tre sono molto semplici nell’esecuzione e non richiedono molto tempo, fatta eccezione per la granola (io a dire il vero l’avevo a disposizione già pronta dato che la preparo spesso perché mi piace mangiarla a colazione… e vi consiglierei, già che accendete il forno, di raddoppiare le dosi e tenervi un bel barattolo in dispensa pronto a darvi il buongiorno ogni mattina!).
Ad ogni modo vale la pena di faticare un po’… nel posto delle fragole troverete un gusto vivace, fresco e sorprendente: il gusto della primavera in arrivo!